giovedì 10 maggio 2007

Sull'analisi del liquido seminale

Poichè i maschi di solito non ricorrono all'andrologo con la frequenza con cui le femmine ricorrono alle ginecologhe, l'idea che qualcosa non vada nei propri apparati riproduttivi, è per loro qualcosa di paragonabile ad una mazzata sul lobo occipitale.
Io non sono stato un'eccezione.
Quando ci siamo resi conto che erano ormai passati troppi mesi da quando abbiamo iniziato la ricerca di un erede, abbiamo cominciato a chiedere aiuto ai medici. Io sono stato mandato dalla ginecologa di mia moglie a fare la mia prima analisi del liquido seminale.
Per un uomo il ruolo che deve ricoprire ni questo tipo di analisi non dovrebbe essere una cosa nuova. Il problema è che è nuovo il contesto, e almeno per me l'ora (erano le 8.30 del mattino).

Da due giorni prima della data fatidica mi incupivo all'idea di questo rigurgito adolescenziale non richiesto: sono stati due giorni lunghi; non so nemmeno spiegare perchè ne avevo paura, visto che difficilmente si trovano esami più innoqui.
Arriva il giorno e vado in ospedale. Devo ancora capire il motivo, ma quando faccio questo tipo esame, incontro sempre qualche conoscente nella sala di attesa (che in realtà è solo un atrio), ed è l'unico esame in cui si verificano questi incontri. Comunque, dopo la canonica attesa vengo invitato ad entrare.

Alcune domande preliminari e mi fanno accomodare in un bagnetto che da solo basta a spiegare tutta la paura dei giorni precedenti, nenche lo avessi previsto. La stanzetta è minuscola: un attaccapanni, un vaso, un bidet e un lavandino con un rubinetto che non si riesce a chiudere, e in cui l'acqua che scorre ha lasciato delle striature rugginose. Ma almeno è pulita.
La prima domanda: dove mi siedo? La seconda: dove appoggio il barattolo per la raccolta dei campioni? Una volta risposto alle domande ed aver fatto il mio dovere, consegno il frutto dei lombi (in senso non troppo lato) e mi avvio all'uscita, con un'euforia che non mi sarei aspettato prima.

Dopo alcuni giorni torno a ritirare i risultati, ma non me li danno: sul retro del referto c'era scritto che dovevo parlare con il medico. Pochi possono capire quanto può essere terrorizzante una scritta del genere. Soprattutto quando il medico non c'è, e devi aspettare un altro giorno per capire il problema.
Ritorno il giorno dopo e mi leggono la sentenza: non ho una ragionevole probabilità di avere figli, ma c'è qualche possibilità di curarmi. Comunque il medico esecutore è stato gentilissimo, mi ha anche aiutato a scegliere un andrologo.

P.

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